lunedì

L'ANELLO
di Roberto Saviano
" La prima volta che portai una ragazza del Nord nel mio paese mi facevano male le mani.Andai a prenderla alla stazione.[...]Ma io quel giorno ero felice .Ero felice perché avevo trovato una persona da portare al matrimonio di un mio lontano cugino cui mi avevano obbligato ad andare.Mi cambiai in un attimo,e la feci attendere in una stanza a fianco alla mia.Ma chiusi la porta a chiave sperando non se ne accorgesse e coprendo il rumore della serratura con una finta tosse.La tenevo come una specie di essere da difendere sottochiave.Tutti in paese mentre andavamo in chiesa per il matrimonio guardavano questa ragazza ,sguaardi di sbieco,fatti per accalappiare ,per tentare di comunicare chiaramente che se non sei di nessuno,puoi divenire di chi ha deciso di averti.Sguardi che non vogliono sedurre,né tanto meno incuriosire,ma è come se volessero sfogarsi,saziandosi a guardare perché nessuno si farà avanti a chiederti conto dello sguardo.E allora si vogliono appagare come la mano sull'autobus che nascosta da sotto una giacca arrotolata sull'avambraccio sfiora un ginocchio o un polso e lo fa a volte in modo più invasivo di una manata vigorosa ed esplicita.Sguardi che le si attaccavano sulla pelle e la costringevano a guardare in alto o in basso ,a sfuggire con gli occhi e a sudare di più:come se la densità degli sguardi restringesse lo spazio e l'aria nella chiesa.Lei era territorio di nessuno e non lo sapeva e io non trovavo le parole per farle capire che era territorio.Riuscii a trascinarla nell'angolo di una cappella.E iniziai a guardare le mani di tutte le nonne e zie ,di tutte le madri e sorelle ,delle cugine e delle invitate.Dovevo trovare una fede.Presi così d'improvviso la mano di mia zia che si stupì di quello strano gesto di trasalimento d'affetto e feci per sfilarle l'anello.Ma era da così tanto tempo nel suo anulare che non veniva venire via.Non servì né la forza di trazione né l'acqua santa .Infine arrivò la saggezza di mia nonna che prese in bocca il dito e lubrificandolo con la saliva ,riuscì a levare l'anello senza sforzo.così con la fede stretta in mano ,corsi verso la cappella ,presi la mano della ragazza e gliela infilai.Lei prima si stranì,quasi si spaventò,poi iniziò a guardarmi con occhi di miele come se fosse stato un omaggio.Non aveva compreso niente.Le avevo messo addosso uno schermo.Ma anche questa volta non tentai di spiegare.Da allora lo faccio sempre,come se le persone a cui voglio più bene dovessero tutte essere schermate da un simbolo,un anello,che però solo in alcune parti del mondo continua ad essere uno schermo:prendere una mano e proteggerla con un gesto.[...]"

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