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La tassazione del reddito familiare contro il reddito individuale

7 settembre 2012 La tassazione del reddito familiare contro il reddito individuale
di Marianna Bonina

Il tema del quesito che mi sono posta non è il costo del lavoro ,ma le ricadute ,in termini di maggiorazione delle tasse complessive delle /dei cittadini, del lavoro contrattualizzato,con trattenute e/o previdenza, occasionale o comunque non garantito tutto l'anno per il nucleo famigliare a cui le persone che lo svolgono afferiscono ed eventualmente quali sono i vantaggi ,o il senso,del dovere fare nucleo a se stante ,"staccarsi" dal nucleo famigliare d'appartenenza in questo caso dal nucleo fiscale,per quanto riguarda le tassazioni sui redditi lordi da lavoro e su eventuali altri redditi di ciascuna persona/contribuente. E se questa è applicabile ai coniugi oppure no il fare nucleo fiscale ciascuno a se stante.
In realtà ,dalle informazioni che ho preso in esame ,i redditi da lavoro ,anche in Italia come in altri Paesi europei ,sono tassati separatamente ,quindi come se la tassazione complessiva non incidesse fiscalmente sullo stesso nucleo familiare.
Non ho trovato ,per il momento ,studi attendibili sull'incidenza della tassazione del lavoro occasionale o discontinuo
perché a chiamata,o svolto con partita iva in vari settori dal lavoro atipico fino al commercio e alle professioni.
Nel caso dei dati presi in esame ,dipende dalal situazione socio-culturale di un Paese ,se la tassazione su più redditi da lavoro condiziona la scelta di lavorare o meno. In Italia condiziona.
Mi chiedevo,nel caso della tassazione applicata sui redditi percepiti da persone non in una coppia coniugata o convivente ,ma a carico di un singolo o di una coppia , se in Italia,con molte varianti, la tassazione condiziona l'ingresso nel mondo del lavoro “in regola” Stato prevede riduzioni delle tasse dei redditi dei e delle contribuenti solo se si "staccano" dal nucleo familiare,perché lo Stato svantaggia chi lavora con contratti anche se brevi ,occasionali ,anche se alla fonte il reddito da lavoro con contratto è tassato e prevede il versamento di contributi di previdenza sociale o ad specifici enti per la previdenza sociale di settore anche nei casi di esigui redditi orari da lavoro se la o il contribuente fanno parte di un nucleo familiare fiscale?

La mia proposta sarebbe invece di avvantaggiare quei nuclei in cui almeno tutti i maggiorenni ,se non anche i minorenni che possono già svolgere delle ore di lavoro oltre all'obbligo scolastico,lavorano :part time ,saltuariamente,full time a tempo determinato,con partita iva anche se con poco lavoro,con contratti di scrittura artistica (svolgendo attività con ingaggi anche di minori ancora bambini/bambine in ambito artistico,musicale,ad esempio) ,con contratti per lo sfruttamento delle opere d'ingegno (pubblicazione,diffusione ad esempio).

Un ulteriore quesito è come avvengono realmente le tassazioni dei redditi familiari in questi ultimi esempi ,soprattutto nei casi di minori che devono essere "aggregati" a un nucleo familiare e fiscale fino alla maggiore età ?

Allo stato attuale ho letto dati e interpretazioni sul lavoro dipendente e spesso riferito a donne coniugate o conviventi in rapporto al lavoro svolto dal marito o convivente ,senza che fosse specificato se il lavoro delle donne e il lavoro degli uomini avesses durata indeterminata o determinata.

Le ipotesi ,o le realtà ,dei sistemi di tassazione fondati sul reddito familiare piuttosto che sul reddito individuale, si basano sul concetto che si riducono le imposte per le famiglie monoreddito e si aumentano per le famiglie che hanno più redditi da lavoro ,intendendo la percezione di redditti da più persone che lavorano.
Il problema che pongono questi sistemi di tassazione è che disincentivano l'occupazione del componente “più debole”,cioè quello che guadagna o guadagnerebbe di meno .Perché tassando con una progressione familiare e non individuale ,il reddito aggiuntivo sarebbe più tassato.
L'attribuzione della definizione di componente “più debole” alla donna di una coppia ,dovrebbe derivare dal fatto che si considera ,in vari ambienti dell'economia e dell'amministrazione, preponderante il fenomeno per il quale le donne hanno più difficoltà degli uomini a trovare lavoro o a crearselo o ad affermarsi nella propria professione,e che la difficoltà generale di trovare lavoro a tempo parziale ,che pare ,dallo studio che ho preso a riferimento,sia l'obiettivo di molte donne perché in base a schemi culturali la maggior parte del lavoro domestico ancora ricade sulle donne,che però sono tra coloro che tramandano a loro volta questo modello ,imponendo l'obbligo del lavoro domestico alle figlie ,se ve ne sono in una famiglia , piuttosto che ai figli .
La questione è che la tassazione su un reddito da lavoro aggiunto ,opzionale,al totale dei redditi familiari,più ridotto di quello svolto spesso dagli uomini, è che viene tassato come un altro lavoro ,in quanto in Italia ,la somma dei redditi da lavoro in un nucleo familiare è composta da ciascun reddito senza riduzioni,ogni lavoro è considerato separatamente nelle imposte familiari,e quindi è un motivo per cui le donne vengono dissuase dal lavorare fuori casa ,o a non svolgere lavori nel sommerso.

Una altro esempio di confronti nel peso sulle imposte dal lavoro svolto da componenti con un lavoro più redditizio considerato indispensabile alla coppia o alla famiglia ,si riferisce sempre a donne coniugate o conviventi ,con o senza figli ,ma non a giovani ,ragazze o ragazzi ,che iniziano a lavorare ,anche per brevi periodi,e rischiano di pesare sulle imposte al reddito familiare svolgendo lavori con contratti occasionali o a tempo determinato o a progetto o di stage retribuito,che non permettono loro di essere indipendenti ,ma che comunque vengono considerati redditi dal fisco.La definizione del modello di suddivisione del valore lavoro secondo quanto al paregrafo precedente è detto “male breadwinner” (dall'inglese, letteralmente “maschio vincitore del pane”) perché appunto si considera che sia il coniuge o il convivente uomo in coppia con una donna ad avere il lavoro indispensabile per la sopravvivenza. Quello femminile è definito “female home-career” ,con una sorta di ironia, la “carriera femminile a casa”, negli interni ,fuori dalla vita economica e sociale .
Quando lavorano entrambi i componenti di una coppia si ha la definizione di “dual earner ” ,cioè il “guadagnatore duale” ovvero non un componente che svolge due lavori ,ma due componenti che lavorano e percepiscono redditi .
In questo caso è da valutare l'effetto dei sistemi di tassazione messi a paragone in Europa ,per redditi considerati separatamente o congiuntamente .
I parametri ai quali si fa riferimento sono stati stilati ed incrociati negli esempi di Daly e Klammer (2005) ripresi da Donati e Prandini (2008).Essi sono:tipo di tassazione (separato o unito,con le varianti dell' unito opzionale dell'Irlanda e separato o unito della Spagna);persona che guadagna il 67% del salario medio (2001) come secondo percettore e come singolo e il rapporto tra secondo percettore e singolo; persona che guadagna il 100% (2000) del salario medio come secondo percettore e come singolo e il rapporto tra secondo percettore e singolo;rapporto tra famiglia e tasse (2000);tasso di partecipazione al mercato del lavoro di madri in coppia (1999).
I dati presi in esame riguardano Austria ,Belgio,Danimarca,Finlandia,Francia,Germania,Grecia,
Irlanda,Italia,Lussemburgo,Paesi Bassi, Portogallo,Spagna,Svezia,Regno Unito.
Le imposte sono separate in Austria,Belgio,Danimarca,Finlandia,Grecia,Italia,Paesi Bassi,Svezia,Regno Unito.
In Irlanda ,come già specificato ,il sistema è prevalentemente unito,ma opzionale.In Spagna è indifferentemente separato o unito.
Le imposte sui redditi da lavoro sono unite in Francia,Germania,Lussemburgo,Portogallo.
Secondo Donati e Prandini (2008) non è un'esagerazione che i sistemi di tassazione condizionino la domanda di lavoro .
Aggiungo l'emersione o meno del lavoro sommerso.
Nel caso dell'occupazione femminile ,ma anche di figlie e figli maggiorenni a carico, le imposte determinano scientemente da parte di un dato sistema fiscale la possibilità dell' occupazione stessa ,secondo il modello del “male breadwinner “ o del “dual earner”.
Nell' Europa dei Quindici Stati,vi sono sia sistemi “neutrali” che sistemi “penalizzanti” rispetto al secondo reddito ,perché comunque il criterio pare che sia di considerare un sovrappiù che in una coppia convivente o coniugata ,con o senza figli ,più di una persona lavori,cioè che l'essere coppia implichi impicitamente il mantenimento di uno dei due componenti ,spesso la donna, oltre che la prole se convivente ,o dedita allo studio,anche se maggiorenne.
In realtà ,in pratica ,i fenomeni che si verificano nei nuclei identificati sotto la dicitura di famiglie sono molto più vari e dinamici.Essi dipendono dalla necessità di maggiore reddito;dalla necessità di autonomia individuale e dal collegamento culturale tra l'autonomia economica e la libertà di agire e la progressiva deresponsabilizzazione dei tutori nei confronti dei giovani ,tra la fine della loro minore età e la loro maggiore età.
Per quanto riguarda la situazione delle coppie ,non ho trovato informazioni se essa varia secondo che ci sia un accordo matrimoniale o una convivenza documentata,però,ritornando ai sistemi di tassazione ,la neutralità implica che il secondo reddito sia tassato come se il singolo reddito fosse maggiore .
Però anche in questo caso ,è difficile che si possa prevedere il comportamento di un sistema perché vi sono valori che dipendono da quanto aggiunge il secondo reddito al reddito familiare complessivo.
Sulla base dei parametri di Daly e Klammer (2005) ,se il secondo reddito è due terzi circa del primo che dev'essere un reddito medio da lavoro a tempo pieno non qualificato o da tempo parziale qualificato ,allora i sistemi fiscali che si possono considerare neutrali sono quello finlandese ,svedese e greco (nonostante in quest'ultimo caso i recenti avvenimenti di politica ,anche economica, gettano delle ombre su quel sistema fiscale ) .
E considerate queste condizioni ,i sistemi “negativi” sono :italiano,irlandese,spagnolo,tedesco.
Quando si calcola un reddito equivalente al primo ,ai sistemi “neutrali” finlandese ,greco,svedese, si aggiunge quello francese. E ai sistemi “penalizzanti” italiano ,spagnolo,tedesco,si aggiunge il sistema belga .
Tuttavia ,secondo la lettura di Donati e Prandini (2008) ,alcuni Paesi incoraggiano il secondo percettore di reddito se a part-time e sono :Belgio,Francia ,Germania.Ma questa lettura mi sembra incongruente con le intepretazioni precedenti.
Non si tratta tuttavia di schemi correlati in modo proporzionale ad un'occupazione femminile elevata,se si prende questo target di popolazione a rappresentanza dei percettori di un secondo reddito familiare.
Se tra gli Stati a tassazione “neutrale” ed occupazione femminile elevata si considerano Finlandia,Portogallo e Svezia,ve ne sono altri come Danimarca e Germania in cui l'occupazione femminile è altrettanto stimabile come elevata ,ma che hanno una tassazione sui redditi familiari da lavoro,quando sono più di uno, che secondo questo schema dovrebbe dissuadere la domanda .
E' il contesto delle politiche sociali e del lavoro,erogazione di servizi per la prima infanzia e congedi, e della cultura familiare ,con i suoi paradossi non sempre ovvi, nel quale si inquadra la tassazione e l'occupazione femminile che fa la differenza nell'attendibilità di queste statistiche . Marianna Bonina

Bibliografia :Aa.Vv. Pari e dispari.Occupazione femminile,scolarità,congedi parentali,servizi per l'impiego............
Annuario 9 ,2004 ,Milano
Pierpaolo Donati,Riccardo Prandini ,a cura di ,La cura della famiglia e il mondo del lavoro.Un piano di politiche familiari.Osservatorio nazionale sulla famiglia ,sede Bologna ,2008,Milano

Questo è un link ad un articolo pubblicato sul sito lavoce.info successivamente:

http://www.lavoce.info/articoli/pagina1003353.html

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