lunedì

Come evitare i controlli ginecologici

Può essere che si giochi a poker,per evitare i "controlli"!Non sono per niente d'accordo che se una ragazza o una donna si fa penetrare ,o addirittura se si penetra con un dildo o qualcos'altro ,dev'essere costretta ad "ammetterlo" e a farsi mettere le mani là dentro,senza potere dire "No ,non solo non mi mette le mani addosso,non ammetto se ho una vita sessuale e lei mi fornisce una diagnosi,una spiegazione,una prescrizione". Non vorrei che nessuna sia costretta men che meno per avere relazioni ,o anche figli,a farsi umiliare in questo modo.

"Tra un amore e l'altro"

Donna Carusa tramite Internazionale
6 marzo 2014 alle ore 13:06 ·

Beh, per fare le ragazze o i ragazzi "per bene" non diranno mai che sono "tra un amore e l'altro" ma che "hanno il fidanzato" o "la fidanzata".Anche se si trovano a mille chilometri di distanza dal loro ambiente e potrebbero anche uscire quando vogliono e con chi vogliono.E non imporre alle altre o agli altri di dovere avere o dire di avere i vincoli che hanno loro.


"Oroscopo
Sei a metà tra un lavoro e un altro? Tra un amore e un altro?"
internazionale.it

venerdì

Tema: decidere di cambiare spesso partner

Svolgimento mio: Ma viene imposto di starci. E alle donne di stare definitivamente con uomo solo perché ci stanno un momento. E non si risponda che al di là dell'imposizione da parte della società, soprattutto per molte o molti che vogliono la rispettabilità sociale, per le donne vale il "Se ti sposa", perché l'uomo che si sa che ha una relazione e non si sposa, anzi lascia una, consenziente nell'essere lasciata, rischia anche il posto di lavoro. Davvero, ci sono datori di lavoro, anche nascosti nelle istituzioni, ad esempio varie realtà universitarie,che pretendono che i "loro" dipendenti, anche se nominalmente non sono i "loro" ma dell'istituzione, siano per forza monogami e in relazioni definitive. E le donne che non amano i bambini, oltre a non essere ufficialmente "di proprietà" di un uomo, subiscono sorti ancora peggiori, vengono diffamate, oltre a non potere lavorare o fare carriera.

giovedì

Il mestiere archeologico

Intervento 6

Per quanti in questo momento sono indecisi sulla via da intraprendere nella vita ,queste parole potrebbero essere illuminanti ,quanto meno per sfoltire la rosa delle scelte.


Il mio articolo è stato pubblicato come lettera al direttore su un numero di fine 2003 del quotidiano La Sicilia . Adesso lo ripropongo con qualche variante in versione virtuale.

Chi intraprende gli studi in questa direzione ,e la riforma alimenta i sogni offrendo sfolgoranti corsi di laurea (triennali) in Scienze archeologiche e simili ,ha davanti a sé uno sforzo interiore e fisico non indifferente .

In un’università in bilico tra antico e moderno nella didattica ,in particolare nelle facoltà umanistiche ,le antiche facoltà di Lettere e
Filosofia ,diventa seriamente difficile per lo studente crearsi un metodo di studio che consenta sin dall’inizio di interpretare il lessico specifico dell’ambito archeologico ,nonché i metodi di lavoro nella pratica,sul campo,oltre alla mentalità che domina questi ambiti di studio .

Una volta che ,consigliati felicemente ,si sono seguite materie quali Analisi e rilievo tecnico dei monumenti antichi e/o Metodologie e tecniche della ricerca archeologica ( e possibilmente Topografia)_ e già i lunghi titoli sono un programma_ ci si da allo studio delle varie particolari archeologie, preistorica e protostorica ,fenicio-punica , del vicino oriente ,classica (ovvero greca e romana) ,medievale e cristiana e islamica e così via .

Le archeologie hanno come comune denominatore una propria storia degli studi ,il che significa _sempre per l’intrepida studentessa o studente_imparare la sequenza dei vari “chi” che hanno scoperto “cosa”,oltre che le vicende (per sommi capi) del periodo storico in cui è avvenuto il ritrovamento ,la storia del periodo al quale appartengono siti o singoli ritrovamenti ,il modo in cui esaminare l’oggetto e il luogo archeologico nel suo insieme ,avendo delle competenze di carattere storico-artistico ,capire i modi in cui il sito viene riportato alla luce ,e come documentare le fasi di questa procedura .

Se l’università che si frequenta offre la possibilità di “andare a scavare” nei siti della cui responsabilità ha avuto l’onere e l’onore ,o in quelli gestiti da altre università ,non so se definirla una fortuna ,ma conviene che quanto prima l’aspirante Indiana Jones si informi sul periodo in cui vengono rese pubbliche le liste per “iscriversi agli scavi”.

Ciò avviene (raramente da parte delle università) tramite pubblicazione sulle pagine web ,affissione tramite puntine da disegno o scotch sulle bacheche accanto alle porte degli studi dove i docenti ricevono .O delegando le segreterie di detenere la lista mostrandola a chi ,facendone esplicita richiesta ,volesse lasciare il proprio autografo .O con altri sistemi per giungere ad avere un numero sufficiente (quando non esuberante) di studenti scavatori . Naturalmente ci sono i casi in cui passano liste “a lezione” e i professori contattano personalmente gli studenti _ma è un sistema,come quello dei curriculum richiesti dalle aziende,in cui elargire i propri dati con parsimonia . Meglio una data prefissata comunicata con le note affisse per chi viene convocato .
Ma sistema più ovvio è di rivolgersi direttamente al docente .

Tutto ciò avviene generalmente nella stagione della rinascita della natura dopo un infreddolito torpore: i mesi di aprile,maggio e giugno sono nella maggior parte dei casi i periodi di “reclutamento”.
Dopo che si viene ammessi ,spesso si fa una visita ,della cui prenotazione si occupa l’università ,ai centri ortopedici o di medicina occupazionale (o del lavoro).
Se si è “atti” si ritira il certificato e si aspetta la data della “riunione di scavo” o direttamente il primo giorno in cui ci si riunisce sullo scavo;se non lo si è ,pazienza: tanto quello che aspetta gli “idonei” sullo scavo non è invidiabile.

Generalmente sullo scavo,con indosso l’armamentario di rito,tra cui scarpe adatte,anche antiinfortunio,guanti da giardinaggio se non si è allergici…,cappelli o caschi di sicurezza,gli studenti svolgono la funzione di manovali ,di garzoncelli (neanche troppo scherzosi,altrimenti si rischia di essere bruscamente redarguiti ) che usano una cazzuolina detta “trowel”,la cazzuola,il maleppeggio,il piccone e la vanga ,questi ultimi due con assegnazione di ruoli di genere ,forse per metafora delle loro funzioni .

In un gruppo che scava , donne e uomini devono avere la possibilità di usare allo stesso modo tutti gli strumenti ,sia che si tratti di prendere a picconate un manufatto gia disegnato e fotografato ,sia che si tratti di raccogliere con la pala le pietre e i calcinacci e l’argilla che poteva essere stata utilizzata ,cotta ,come la ceramica ,o cruda ,come mattone seccato al sole , per le costruzioni .

Per completare si usa la carrucola ,se un carico di detriti deve salire o scendere , e i secchi e le carriole .

L’organizzazione del lavoro ,per gradi verticali , spesso si riscontra sui siti . Le aree in cui sono suddivisi i siti sono spesso sono gestite da “responsabili”,donne o uomini ,persone più adulte di chi svolge la maggior parte dello scavo che devono rendere conto a chi ha avuto il sito in gestione,spesso un o una docente di università.

In genere è la persona che svolge il lavoro a dire se si sente in condizioni di svolgerlo,per la mansione del giorno. A volte,quando ci sono responsabili poco seri ,si instaura un clima che nemmeno in una lezione di educazione fisica esiste: il responsabile che va ad osservare se attraverso i vestiti leggeri si intravede in rilievo uno dei sistemi per assorbire il flusso mestruale.


Sarebbe un comportamento molesto,se non fosse che al di là dell’imbarazzo di fare notare quel comportamento a parole, una ragazza davanti agli altri componenti dell’attività più spesso può trovare argomenti per rimproverare il responsabile di altre mancanze .

Di solito però c’è il clima unidirezionale di altri settori in cui persone più adulte vengono incaricate di fare da guardiane a persone meno adulte ,ma ,a volte ,maggiorenni . Una via di mezzo tra clima da colonia estiva e cantiere .

Una delle “malattie professionali ” dell’ archeologo,oltre allergie : lo scavare .
L’azione di togliere la terra è una di quelle costanti che chi lavora in un sito riscontrerà ,almeno che ci si trovi di fronte a monumenti che non si devono “smontare” ulteriormente ,difficilmente ci si fermerà al primo ritrovamento (un pavimento,ad esempio) se non si può avere un’idea complessiva della struttura di cui fa parte.

Perciò si scaverà intorno al pavimento ,ma anche sotto. L’ipotetico pavimento finirà in un magazzino ordinato con delle classificazioni scritte a china sul retro delle piastrelle per essere ricostruito sul posto o in un museo.

Le procedure di scavo sono ad esempio,lo scavo per quadrati o per strati ,per citarne alcune tra le più impiegate,con fatica in quantità variabile da parte di chi userà concretamente gli strumenti succitati.
Ci si dovrà abituare alle levatacce protratte per le settimane di attività,visto che si inizia di mattina presto ,per circa otto ore al dì. Questo orario varia se si conducono scavi in Paesi con clima non temperato ,soprattutto nella bella stagione ,o in cui vi sono periodi digiuno e di rinuncia bere in determinate ore del giorno come l’Egitto contemporareo.

La documentazione è da svolgere tra muretti pericolanti ,sculture emergenti,quando emergono ,e la terra e le pietre ;una parte consiste nel rilievo,anche topografico,con la creazione di piante topografiche che documentano le fasi del contesto rinvenuto e l’insieme dell’area di scavo,con altezze e dislivelli ,prendendo la quota sul livello del mare in quel luogo e le quote parziali dei vari strati (e il cantiere procede per mezzo del metodo di scavo stratigrafico). Nelle “schede” vengono inseriti ,secondo parametri più o meno omogenei per i vari siti del mondo,dati che descrivono oggettivamente il ritrovamento.

A campagna di scavo ultimata ,con o senza la partecipazione degli studenti,nelle fototeche o “laboratori” generalmente,oltre allo sviuppo fotografico o alla raccolta delle fotografie digitali su un unico supporto,si passa alla registrazione dei dati su computer e alla catalogazione e conservazione dei disegni tecnici dello scavo.
lavorativa e libertà di rappresentare se stesse ,ancora questi grandi passi avanti non sono stati compiuti. Tanto che per le donne ,anche molti uomini non distrutti dal femminismo,proprio perché non distrutti dal femminismo che però gli ha permesso di avere compagne in scuole miste e colleghe nello stesso lavoro, cercano i rappresentanti maschili di quelle donne con cui dovrebbero confrontarsi alla pari ,cioè familiari maschi adulti e addittura fidanzati ufficiali ,tracce di precedenti storie o vita sessuale ,e ,anacronisticamente, mariti.
Dov’è questa parità ? Perché molte donne vewngono umiliate sin da ragazzine per avere acquisito la capacità di riprodursi o potenzialmente per averla ,quando comincia il ciclo,con controlli continui se hanno iniziato la vita sessuale o meno ,impedendo loro di fare esperienze sessuali senza controlli ,non fornerndo chiare informazioni riguardo come evitare gravidanze indesiderate, ponendo la rinuncia alle esperienze sessuali in cambio dell’avanzamento negli studi e nella carriera.
Infine si procede alla pubblicazione ad opera generalmente dei direttori di scavo,su riviste specializzate,sulle quali a volte compaiono anche i nomi dei vari collaboratori.


lavorativa e libertà di rappresentare se stesse ,ancora questi grandi passi avanti non sono stati compiuti. Tanto che per le donne ,anche molti uomini non distrutti dal femminismo,proprio perché non distrutti dal femminismo che però gli ha permesso di avere compagne in scuole miste e colleghe nello stesso lavoro, cercano i rappresentanti maschili di quelle donne con cui dovrebbero confrontarsi alla pari ,cioè familiari maschi adulti e addittura fidanzati ufficiali ,tracce di precedenti storie o vita sessuale ,e ,anacronisticamente, mariti.
Dov’è questa parità ? Perché molte donne vewngono umiliate sin da ragazzine per avere acquisito la capacità di riprodursi o potenzialmente per averla ,quando comincia il ciclo,con controlli continui se hanno iniziato la vita sessuale o meno ,impedendo loro di fare esperienze sessuali senza controlli ,non fornerndo chiare informazioni riguardo come evitare gravidanze indesiderate, ponendo la rinuncia alle esperienze sessuali in cambio dell’avanzamento negli studi e nella carriera.

Tabella incisa

Intervento 5

Referenza iconografica:mio lavoro scolastico:matita,collage

Per stabilire delle proporzioni tra le parti umane gli antichi egizi utilizzavano uno schema a reticolo di quadrati entro i quali inscrivevano le figure.

Si trattava di un disegno preparatorio alla scultura e successivamente alla pittura sulle pareti delle tombe delle persone più in vista. A volte erano linee sottilmente incise in base alle proporzioni e alla densità dello strato di materiale esterno del muro.

Le pitture e gli schemi di sistemazione nello spazio di ciò che veniva raffigurato sono stati ritrovati come ai tempi della stesura dei pigmenti a causa della chiusura dei luoghi di ritrovamento,strutture con la funzione di rendere statiche le ultime sequenze che si desideravano conservare.
Le proporzioni di ogni quadratino erano quanto quelle di una mano chiusa del pittore o dello scultore . Cerco documentazione a proposito di scultrici o pittrici.
Ogni gruppo di spazi quadrangolari distava da terra 21 spazi e precedentemente 18 spazi o quadratini.

Il colore aveva un ruolo preponderante quasi quanto le proporzioni geometriche e il delineare le figure con linee nere o scure.Idealmente riassumeva le cromie presenti in natura,in pratica erano usati soprattutto il giallo,anche con applicazioni di lamine di metallo ,l’oro,il blu ,il bianco e il nero.
L’effetto era volutamente ,o per estetica per l’estetica, di nettezza cromatica,spesso senza sfumature.

Referenza iconografica: L’arte italiana,Piero Adorno,ristampa 1994, La Nuova Italia

Un'isola in un fiume

4


Referenza iconografica: Alfabeti:preistoria e storia del linguaggio scritto,AA.VV. , 2000

Dal I secolo dopo Cristo vi è la diffusione del Cristianesimo dalla Palestina/Israele anche in Egitto,territorio passato agli imperatori romani dalla dinastia dei Tolomei,una dinastia originaria della regione greca della Macedonia,omonima dello stato balcanico attuale.Questa dinastia aveva come capostipite Alessandro Magno che aveva mutato la cultura egizia con un impronta greca e politica imperialistica di unificazione territoriale non prettamente greca. Infatti in Grecia e nelle zone con colonie greche del Mediterraneo la struttura politica era improntata su città indipendenti e conchiuse come stati.

L’ ultima rappresentante di tale dinastia fu Cleopatra VII.
La famosa regina che si innamorò dell’inviato dal governo della città di Roma,che allora era centro e regista dell’impero creato dalle colonizzazioni.Marc’Antonio era probabilmente privo di scrupoli nel portare avanti i suoi interessi. Probabilmente era un personaggio che aveva la prospettiva di chi impone i suoi orizzonti,le sue previsioni,sul destino altrui.Nello specifico di quella monarchia e di quello stato unificato.

Tuttavia,per motivi di localizzazione ,non essendo in un luogo facilmente raggiungibile per i conversori al Cristianesimo, e per la reverenza verso il clero degli abitanti dei luoghi circostanti e dei fedeli che venivano in pellegrinaggio, il tempio di File era sede di un culto di Iside fino al V secolo dopo Cristo .L’ epoca bizantina fu quel periodo di alcuni secoli quando, al momento della spartizione dell’Impero Romano, l’Egitto viene incorporato all’Impero Romano d’Oriente con capitale Bisanzio,nel sito dell’odierna Istambul in Turchia .Fu perciò uno degli ultimi luoghi ad essere cristianizzato dopo la colonizzazione romana .

Il tempio di Iside,di età tolemaica,aveva un portico augusteo e il Chiosco di Traiano .Il culto di Iside si era diffuso in tutto il Mediterraneo e vi erano dei pellegrinaggi fino all’isola che ospitava il tempio.
Al suo interno fu scolpita,e poi presumibilmente dipinta,la più recente e ultima iscrizione geroglifica egizia che sia sta documentata.
Gli edifici più antichi risalgono a Nectanebo I (380-362 a.C.) l’Egitto è nel periodo in cui,temporaneamente, non è più dominato dai Persiani ed è indipendente con a capo questo faraone,cioè re divinizzato egizio.

Il nome egiziano moderno è Pilak ,in greco antico è Phílai .Ciò perché fu anche sede di un’insediamento greco .

Referenze bibliografiche: Enciclopedia Universale Rizzoli Larousse , AA.VV. ,Rizzoli,1967
Guida ai geroglifici ,Roberto Elli ,Avallardi,2003
Leggere i geroglifici ,Sergio Pernigotti ,Il Melangolo, 2002
Storia sociale dell’antico Egitto, B.G.Trigger , B.J.Kemp ,
A.B.Lloyd , D.O’Connor,Laterza,2000

Le onde del blu egizio

3

Presso gli egizi era uso di truccarsi e utilizzare dei pigmenti minerali anche per realizzare oggetti in pasta di vetro , altrimenti detta faïence .

Il blu era realizzato spezzattando il lapislazzuli ,un minerale diffuso in aree esterne al regno egizio .

Da alcune ricerche su materiali romani trovati in Veneto sono stati rovati dei pigmenti non appartenenti al lapislazzuli ,
bensì ad un costituente del vetro stesso ,che nell’oreficeria egizia ,ma anche in altre zone in Medio Oriente costituiva un rivestimento lucido e colorato di metalli :la faïence .
Si tratta di frammenti ceramici dagli scavi di Vicenza sulle tracce dei commerci che le legioni romane intratteneveno con le genti galliche .

Le analisi dei materiali sono state condotte con un microscopio ,un microscopio elettronico a scansione ottica abbinato a un rilevatore per microanalisi di energia dispersa ,per la diffrazione della polvere ai raggi X, e uno spettroscopio Fourier che utilizza i raggi infrarossi.

Si tratta di tecniche dispendiose ma per lo più non distruttive dei ritrovamenti e che danno dei risultati altrettanto attendibili di altre analisi invece invasive.

Così la Soprintendenza per i beni culturali del Veneto ha potuto avere dei dati maggiori su come avveniva la pittura di superfici anche vaste con i pigmenti non organici e di minerali comuni.

Sul bordo di un vaso di ceramica era presente 1 cm² di blu ,detto egizio per la tonalità ma anche perché pare che furono in Egitto le prime materializzazioni artificiali di questa cromia.

Con uno stereomicroscopio si è potuto osservare che la sostanza esaminata è biancastra con immersi dei cristalli di blu della grandezza di 10 micron ciascuno.

Tramite lo spettroscopio Fourier si ottengono le radiazioni dalle frequenze presenti nei singoli cristalli di pigmento .Esso rileva i gruppi anionici presenti .

In questo caso in base all’ampiezza ,e cioè intensità del “pulsare” della frequenze ,per tempo di trasmissione e minore o maggiore quantità di onde trasmesse ,raggiungendo picchi inferiori o maggiori ,sono stati descritti come microcristalli di elementi distinti di carbonati di calcio e magnesio.

La presenza di carbonati,cioè di elementi chimici organici,è dovuta non a un mortaio (di legno ,si immagina) presente nelle vicinanze ma all’uso di sodio ,calcio e rame.

La diffrazione ai raggi X della polvere mostra che è un pigmento blu di cuprorivaite. C’è presenza di silice ,quindi la fase del cristallo è quella della dolomite.

Con il microscopio a scansione ottica si è notato che la forma di questi cristalli ,presumibilmente dalla misura di 10-20 micron riferiti al diametro,è da uno centrale circondato da cristalli più piccoli.

Con il rilevatore di dispersione di energia è apparso uno spettro di onde magnetiche con tali picchi da confermare essere corrispondenti alle frequenze di un silicato : di calcio e rame ,doppio .
Esso costituisce il pigmento blu . Leggere l’articolo Investigations on roman age pigments found on pottery fragments di G.A. Mazzocchin,F. Agnoli,I.Colpo .